Lettere dalle missioni
- Liviana
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Lettera di Mons Franzelli/Lira Uganda
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Carissimi, 18 Ottobre2017
Eccoci ancora una volta al nostro appuntamento, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, domenica 22 Ottobre. Vogliamo celebrarla insieme, io a Lira e voi in Italia nelle vostre famiglie e parrocchie. Uniti dalla consapevolezza che, dovunque siamo, ciascuno di noi è chiamato a vivere in modo diverso una comune missione. Mentre preghiamo insieme: “Venga il tuo regno!”, impegniamoci perché ognuno di noi faccia davvero la sua parte per comunicare e condividere oggi con gli altri il Vangelo di Gesù. I mesi trascorsi dopo la mia ultima lettera di Pasqua sono stati particolarmente pieni di cose ed avvenimenti, previsti e imprevisti. Non avevo certo previsto di tornare in Italia due volte. La prima, a metà Giugno, si è praticamente trasformata in un mese di andirivieni fra medici ed ospedali per una polmonite, seguita da un’operazione per calcolo al rene destro e la rimozione di una cisti sotto la pianta del piede sinistro. Il mese di Agosto, in Uganda, doveva essere tempo di...convalescenza, ma penso di non aver lavorato mai cosí tanto e intensamente da molti anni a questa parte! Sono quindi tornato in Italia a Settembre, per battezzare il figlio di mia nipote e per tre appuntamenti particolarmente significativi, cominciando dalla celebrazione del 50mo di sacerdozio nella mia parrocchia, nella chiesa in cui 75 anni fa sono stato battezzato e 50 anni fa ordinato sacerdote, fra la gente del mio paese. Sul retro dell’immaginetta ricordo, raffigurante un Buon Pastore africano, ho scritto, tra l’altro: “Nel calice che innalzo metto tutti coloro, vivi e defunti, ai quali debbo riconoscenza”. Ed ancora, citando il mio motto episcopale: “Nelle tue mani affido la mia vita e tutti coloro che mi hai fatto incontrare e incontrerò sulle vie del mondo”. Ho voluto trascrivere queste parole perché fra quelli che ogni giorno metto nel calice e affido alle Sue mani ci siete anche voi, che in vari modi mi avete accompagnato nei miei 50 anni di sacerdozio missionario. Grazie di cuore, a tutti! Il secondo appuntamento è stato a Limone sul Garda, nella casa natale di San Daniele Comboni. Non c’era davvero posto migliore per celebrare il 50mo di sacerdozio assieme ad alcuni dei miei compagni di ordinazione del lontano 1967. Allora eravamo 39. Fra i 21 superstiti, ci siamo ritrovati in 9 a ringraziare il Signore per quanto ha fatto attraverso di noi in varie parti del mondo. Particolarmente significativo l’incontro successivo, sempre a Limone, col gruppo dei vescovi comboniani. Siamo 22 in tutto (davvero tanti per un istituto piccolo come il nostro!) e solo 3 non hanno potuto partecipare.
Ascoltando e condividendo il racconto delle nostre esperienze, gioie e croci di pastori del popolo di Dio in tanti paesi dell’Africa, America Latina e Medio Oriente, mi è parso di sentire battere il cuore di Daniele Comboni, apostolo appassionato e primo vescovo dell’immenso Vicariato dell’Africa Centrale, che ancor oggi nei suoi figli dona la vita per la “rigenerazione dei più poveri e abbandonati”. Morendo a 50 anni a Khartoum il 10 Ottobre 1881, l’aveva detto: “Io muoio, ma la mia opera non morirà!” A 150 anni dalla fondazione del suo istituto, nel 1867, noi suoi figli e fratelli nell’episcopato abbiamo celebrato con gioia e riconoscenza la verità della sua profezia. Sulle orme del nostro Fondatore siamo così ripartiti da Limone, dove tutto è cominciato, per continuare oggi la sua missione. Personalmente, sono più che mai contento e riconoscente del dono che il Signore mi ha fatto chiamandomi ad essere sacerdote e vescovo missionario comboniano. Pregate perche’ lo sia sempre, autenticamente, fino in fondo.Tornato a casa, in Uganda, mi sto ora godendo il caldo abbraccio di Lira e della mia gente (mi è davvero mancata!) assieme alla stretta delle tante urgenze e difficoltà nella vita e crescita della comunità diocesana. Lasciando i magnifici panorami e le acque tranquille del lago di Garda, ho trovato un paese politicamente scosso da una tempesta che, se non affrontata con saggezza e moderazione, rischia di sconvolgere la società e dividere la gente. Alcuni di voi hanno forse visto il riflesso di questa situazione nelle immagini trasmesse dalla televisione in molti paesi, in cui si vedono i deputati ugandesi accapigliarsi, lanciandosi sedie, microfoni ed altro, mentre le forze di sicurezza in borghese arrestano e trascinano fuori dal parlamento molti rappresentanti dell’opposizione. Ragione della contesa è la proposta di legge da parte del partito al governo di modificare la costituzione, abolendo il limite dei 75 anni oltre cui uno non può più ricoprire la carica di presidente della nazione. (L’attuale presidente è al potere da 31 anni, ne ha 72 e si prepara per le prossime elezioni nel 2021). Ovviamente l’opposizione, in minoranza, non ci sta. Il dibattito e la divisione si stanno estendendo in tutto il paese. L’atmosfera politica è tesa, col rischio di grossi guai. In questo modo passano purtroppo in secondo piano altri problemi fondamentali per lo sviluppo del paese. Celebrando l’altroieri la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il governo ammetteva che il 69% della popolazione non gode ancora di sicurezza alimentare. In molte parti la siccità della stagione scorsa ha causato la perdita del raccolto, peggiorando la situazione. L’HIV/Aids ha ripreso a crescere. Il 25%, delle ragazze, cioè una adolescente su quattro, resta incinta, aumentando il numero di quelle che abbandonano la scuola. Oltre alle difficoltà interne, il paese si trova a sostenere il peso di almeno 1.200.000 rifugiati da altri paesi. Solo dal Sud Sudan, dilaniato dalla guerra, sono un milione, accampati in una zona della diocesi di Arua... In diocesi, durante la mia assenza, varie iniziative pastorali hanno segnato il passo. Non immaginate quanto siamo in ritardo con la preparazione spirituale in vista del Giubileo della diocesi. Per non parlare dell’aspetto economico! Trovare i soldi necessari per il rinnovamento e l’estensione della cattedrale si sta rivelando un’impresa molto difficile... Pregate dunque, pregate tanto, mi raccomando! E se qualcuno può, mi dia anche una mano. La settimana scorsa, il 10 Ottobre, ho avuto la gioia di celebrare la festa di San Daniele Comboni con 650 giovani del “Comboni College” di Ngetta, uno dei frutti della missione comboniana nel Nord Uganda. In mezzo a tante difficoltà, il sogno di Comboni di “salvare l’Africa con l’Africa” si sta avverando. Anche la crescita numerica dei cattolici ne è la prova. Ho finalmente avuto conferma ufficiale che su una popolazione di 2.123.000 abitanti nel territorio lango, i cattolici sono 1.200.000, più del 50%! Naturalmente, la fede non si misura solo coi numeri. La sfida per la Chiesa che si appresta a celebrare la Giornata Missionaria Mondiale è sempre quella: se la missione è “al cuore della fede cristiana”, come ci ricorda Papa Francesco, quanto è missionaria di fatto la Chiesa di Lira dopo 50 anni di esistenza? E quella delle nostre diocesi in Italia?
Domani parto per Paimol, dove il 20 presiederò l’Eucaristia per le migliaia di pellegrini radunati a celebrare i beati martiri catechisti Gildo e Daùdi. Proprio 100 anni fa, nel 1917, giungevano come volontari in missione a Paimol, dove hanno avuto il coraggio di restare e dare la vita per Cristo. Penso a loro e ai 300 pellegrini che da Lira sono partiti ieri a piedi sotto la pioggia verso Paimol. Per l’intercessione dei due giovani catechisti martiri chiedo per me, per la diocesi di Lira e per tutti voi, la forza e il coraggio di rimetterci in cammino e ripartire ogni giorno. Discepoli missionari, capaci di lasciare le nostre “zone di conforto”, dove siamo tentati di restare tranquilli, soddisfatti di come siamo e rinchiusi su noi stessi, per uscire fuori, rimetterci in cammino. In missione. Ognuno la sua, a Lira o in Italia.Preghiamo e chiediamolo gli uni per gli altri, augurandoci a vicenda: Buona missione! P. Giuseppe